«Perché un artista come Lei si nasconde a Taipei?» esclamò, ammirato Roberto Matta, il famoso pittore surrealista durante la sua visita allo studio di A-Sun Wu. Questo complimento appena velato, ma che traduce una indubbia realtà, è forse il più bell’omaggio per l’artista cinese. Poiché, bisogna dirlo, essere apprezzato dai propri pari, nel campo della creazione artistica come in qualsiasi altra attività umana, costituisce la più preziosa garanzia della qualità del nostro lavoro.
Tuttavia, ciò che l’artista sudamericano non sapeva è che A-Sun Wu, benché pieno di discrezione e di umiltà, non si nasconde. L’artista vive infatti nel suo studio parigino del Marais diversi mesi all’anno. L’asserzione di Matta celava però un fondo di verità. A-Sun Wu ha a lungo perlustrato il mondo, allontanandosi così dai circuiti tradizionali e obbligati del mondo dell’arte. Perché l’artista è anche un uomo di viaggi.
Tutto ha inizio per lui in quell’isola del Sud-Est della Cina continentale, provincia cinese diventata poi nel 1949 una Repubblica indipendente. Un’isola di cui tutti conoscono il prodigioso sviluppo socio-economico e la fierezza di un popolo che osa affrontare quel gigante che vorrebbe assorbirlo. Un paese moderno ma che rimane sotto l’ascendente di una vecchia civiltà e di tradizioni molto pregnanti.
È durante la sua infanzia, accompagnando il padre, un funzionario che lavora nella foresta, che incomincia a scoprire questa natura che ricopre più di metà paese. Vi impara molto, impara a riconoscere il legno, gli alberi, le diverse essenze e di più ancora… momenti e immagini indimenticabili riposti per sempre nel più profondo del suo essere.
La foresta profonda, chiomata, lussureggiante, con le sue fate e le sue streghe, i suoi silenzi e le sue grida, ha sempre ossessionato l’immaginazione degli uomini che l’hanno sempre essi stessi popolata dei loro sogni e dei loro timori. Ed è in questo spazio soggetto a un clima tropicale umido talvolta ostile ma sempre di una grande complessità e bellezza che il giovane A-Sun Wu si costruirà un mondo a margine di ogni tendenza preconcetta, un universo di forme organiche, mantenendosi così disponibile spiritualmente a tutte le avventure. Qui risiede il segreto primo di A-Sun Wu le cui doti artistiche saranno scoperte e incoraggiate prestissimo dalla madre. Inizia gli studi in una High School della capitale, dove decide del suo futuro: essere artista. Lascia la facoltà delle Belle Arti dell’Università di Taipei, con un diploma in tasca e provvisto di una solida formazione classica.
Come gran parte degli artisti asiatici l’inevitabile incontro con Picasso avverrà attraverso i libri, per immagini interposte.
Il ciclo dei suoi soggiorni all’estero inizia dalla Spagna dove, per tre anni, compierà studi superiori all'Accademia Reale di Madrid. Fortemente impressionato dalla sua visita allo studio del Greco, si appassiona anche alle incisioni e al periodo nero di Goya; quella pulsione vitale per la deformazione che risiederà più tardi nelle sue opere, affonda in gran parte le sue radici nella forza prodigiosa di questo maestro di cui ha subito l’influenza, lui l’artista cinese, durante i suoi anni di gioventù.
Dopo la penisola iberica, A-Sun Wu vivrà dal 1974 al 1977 negli Stati Uniti, un soggiorno che segnerà la fine provvisoria del suo passaggio in Occidente.
Ogni altro artista avrebbe potuto dire che il cerchio era chiuso. Significava fare astrazione di questa straordinaria disponibilità al meticciaggio antropologico e culturale di un artista che non solo non vuole sottomettersi all’egemonia culturale occidentale ma che cerca di vedere più lontano, di abbracciare l’umanità e la creazione nella sua globalità.
A-Sun Wu decide che per acquisire una reale autonomia formale e stilistica occorreva ancora più tempo, altri spazi da divorare, altri sforzi. Infaticabile, si lancerà allora in un decennio di grandi viaggi in Africa, in Amazzonia, in Brasile e nel Sud Pacifico, sacrificando così ogni comodità materiale affettiva. Si allontana, infatti, dalla sua famiglia e dalla sua cattedra di docente a Taipei. A-Sun Wu non subisce l’insularità della sua terra natia come un fattore di isolamento e di chiusura, al contrario, essa gli fa prendere il largo.
Questa grande avventura inizierà con uno choc visivo che lo segnerà. Scopre con emozione, visitando una miniera di carbone in Africa, che può utilizzare l’ombra per esprimere la luce.
Questa rivelazione introduce nella sua pittura non soltanto delle reminiscenze goyesche, ma anche l’uomo che diventa il centro del suo progetto. La figura umana, i corpi invadono la sua opera. Nella grande tradizione espressionista, le facies e le morfologie sono delineate da brevi tratti neri.
Senza cadere nel tranello delle analogie forzate, è impossibile non ricordare alcune tele di Willem de Kooning. Occorre tuttavia sottolineare che A-Sun Wu non ha gli occhi americanizzati. Sa farsi strada in modo personale e foggiare delle immagini possenti. Il volto dipinto è spesso proporzionalmente importante rispetto alla tela. Possiamo anche rievocare le maschere di danza Fang, le figure di reliquari africani, ma l’equilibrio delle proporzioni è qui come frustato dalla mano dell’artista.
Indefettibilmente attaccato all’essere umano grazie a un’esperienza esistenziale eccezionale e al suo immaginario, la sua tematica di base rimane oggi l’uomo. L’uomo e le sue passioni. Ma anche il disordine del mondo, il temperamento che esprime l’opera dell’artista afferma il disordine dell’epoca dell’artista ha detto De Kooning. E vero ma si intuisce anche, in A-Sun Wu una volontà di creare un ordine, di perseguire quell’immagine segreta che ogni artista agogna ma che è diventata per lui una ragione d’essere, la sostanza stessa di ciò che egli crea.
Il bello è lo splendore del vero diceva Platone, per A-Sun Wu è anche l’energia che scaturisce dall’opera. I visi e i corpi «spasmati» dell’artista cinese ci danno accesso ai misteri del mondo, ma ci rivelano anche il cammino profondo della sua vita. In ogni opera che realizza, l’artista deve ravvisare abbastanza aspetti della propria vita per poterle dare un senso. È ciò che fa A-Sun Wu, in modo ammirevole, nella sua infinita solitudine.
Desideroso di conoscere il mondo, lo ha percorso tutta la vita da compagno. Ma è da maestro che egli si presenta a noi oggi nel pieno possesso e nella maturità della sua arte, una vera sinfonia barocca espressionista eseguita con brio.
© 2013 Catalogo Mostra "A-Sun Wu – Tra mito e realtà"
a Gaeta
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