A cura di Giorgio Agnisola e Fabio Barisani.
Con oltre 200 opere, tra cui ceramiche, monili, arazzi, mosaici, grafiche, oltre che sculture e dipinti, la mostra ripercorre l’intero arco della feconda attività artistica del noto artista partenopeo (1918-2011).
Barisani è stato indubbiamente uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo italiano e internazionale. La sua fortuna critica non ha tuttavia corrisposto ad una fortuna popolare, anche in virtù del suo carattere schivo, riservato. La sua lunga carriera è stata d’altra parte segnata da un’estrema coerenza ideale e morale, da un vivo rigore professionale.
Animatore dei movimenti di avanguardia della sua città nell’immediato dopoguerra, maestro di numerosi e conosciuti artisti italiani del secondo Novecento, protagonista dei maggiori movimenti astrattisti italiani, a cominciare dal Mac, di cui fece parte fin quasi dagli esordi e di cui divenne l’esponente di spicco della frangia partenopea, Barisani è stato sperimentatore infaticabile, fedele ad un suo segno interiore e creativo, reale e immaginario.
La mostra, aperta dal 22 luglio al 15 ottobre, ripercorre i periodi della sua produzione, dalle prove realiste degli esordi alla stagione concretista, ai successivi attraversamenti informale e neodadaista, al definitivo approdo all’arte astratta e geometrica nelle sue diverse declinazioni, fino all’accostarsi, a partire dal 1981, all’espressione da lui stesso definita nel 1984 dell'"Astrazione organica" e che ha caratterizzato la sua opera fino alla fine.
La mostra intende con un’analisi centrata anche sull’uomo e sulla sua storia, nel confronto costante con la critica che di lui si è occupata, rivalutare l’opera di uno dei sicuri maestri dell’arte italiana del secondo dopoguerra.
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