Dal 7 luglio al 21 settembre 2019 – Spazi: B e C
Mostra antologica di pittura e scultura dal 1960 ad oggi
Ruggiero Di Lollo possiamo considerarlo un gaetano adottivo anche se conserva intatto il suo forte legame con la sua natia Agnone: terra di radicate tradizioni e valori contadini, terra di transumanza, terra che forgia i propri abitanti al lavoro, che imprime loro l’orgoglio e la determinazione per emergere, anche quando si è costretti ad andar via. E Ruggiero Di Lollo, giovane diplomato alla Scuola Tecnica Industriale di Agnone, nel 1963 parte per Roma per frequentare il Liceo Artistico di via Ripetta dove ha come maestri Turcato, Capogrossi e Afro. Specialmente la lezione di quest’ultimo alimenta il passaggio dagli esordi artistici, che egli stesso definisce “periodo della montagna”, contraddistinto da accenti marcatamente espressionistici, all’astratto. Dal primo emerge il legame ancestrale con la propria terra che egli esprime attraverso la densità della materia pittorica e l’utilizzando di tonalità severe, autunnali, malinconiche, crepuscolari, dal secondo la libertà espressiva, la fuga dalla figurazione, il graduale alleggerimento della tavolozza e della stessa densità materica.
In quegli anni Roma torna ad essere il crocevia dell’arte italiana: Di Lollo, terminato gli studi liceali, s’iscrive all’Accademia di Belle Arti, frequenta con interesse e curiosità gli ambienti culturali capitolini. In accademia, grazie al maestro Mino Maccari, si appassiona all’incisione e nel medesimo periodo realizza una serie di inchiostri tra i quali quella sul Cantico della creature di San Francesco, figura che occuperà non poco i suoi interessi artistico-religiosi.
Negli anni ’70 va affermandosi, in maniera sempre più consistente, l’utilizzo di materiali nuovi a scapito della tradizionale pittura a olio: Di Lollo avverte la necessità di inserirsi in quel contesto sperimentale e in tale ottica esegue opere con plastiche e sperimenta i primi pannelli al nitro. Questi ultimi, senz’altro tra le sue stagioni più felici, sono esposti per la prima volta in pubblico nel 1971 alla galleria Nuova Loggia di Bologna, ma ricevano la consacrazione internazionale nella mostra presso il Palazzo della Secessione di Vienna nel 1974, dove suscitano vivo interesse e accese discussione.
Ruggiero Di Lollo vive in pieno gli straordinari avvenimenti del ’68 che coincidono con l’inizio della sua carriera di insegnante in un liceo di Roma. Egli sente verso la città che lo ospita un forte debito di riconoscenza per quanto essa abbia contribuito alla sua formazione col fervido clima culturale che allora vi si respirava, tanto che, quando nel 1969 vince la cattedra per l’insegnamento ed è destinato al Liceo scientifico di Gaeta, rimane sconcertato nel doverla lasciare. Ma la luce e il mare della nostra città, dove peraltro nel 1970 svolge il servizio di leva presso il Reclusorio militare, in breve lo conquista e da qui non muove più la sua residenza, pur intraprendendo numerosi viaggi lungo le rotte dei miti classici nel Mediterraneo, inondandosi di luce e cultura.
Il mare: il mare di Gaeta prima, di Ponza e Palmarola poi , diventa il filo conduttore della sua nuova e vasta produzione che vede il ritorno all’uso dei colori ad olio. Albe rosate, tramonti accecanti, chiari di luna poetici, trasparenze cristalline, falesie incendiate dal sole, sono rappresentati in decine e decine di tele piccole e grandi, in un tripudio di colori, riflessi, volute luminose. Sono ormai lontani i tempi dei colori bruni e tempestosi della “montagna”. Il suo atelier in via Fontania diventa un cenacolo artistico, frequentato da scrittori, artisti e soprattutto da studenti e ex studenti che vedono nel “professore” un punto di riferimento e di stimolo culturale non convenzionale.
Di Lollo,come si diceva, viaggia molto sia in Italia che all’estero, ma il suo porto tranquillo rimane Gaeta. Le sue esposizioni sono calibrate, le mostre lo stressano e affaticano; il lavoro no, è il sale della vita: l’arte, con i gatti, sono i suoi compagni fedeli.
Una volta in pensione si ritira nel suo nuovo eremo, una casa sulle pendici di monte Ercole, una delle colline che dominano il golfo di Gaeta da dove, nelle giornate limpide, possono scorgersi anche le montagne molisane. L’ambiente è costruito a sua immagine e somiglianza: ampio, luminoso e “organizzato” per lavorare. Alle pareti, che per metà sono in vetro, fanno bella mostra i quadri della gioventù, della montagna appunto. Benché il salone sia molto grande è pieno di piccoli mobili e appoggi per decine di sculture in bronzo, oggetti vari, tele e carte in un ordine relativo. Nella parte più in luce sono posti una scrivania d’epoca coperta da libri, fogli, foto e vecchi cataloghi; poco distante c’è il tavolo da lavoro stracolmo di colori, pennelli e strumenti vari. Da un angolo della sala, attraverso una scala – galleria, si scende al sottostante e spazioso deposito: è un percorso espositivo che ci accompagna attraverso la sua ultra cinquantennale vita d’artista.
Non trascurabile è l’attività di Di Lollo nella scultura, con la realizzazione, in particolare, di monumenti in luoghi pubblici, ultima in ordine di tempo la Fontana di San Francesco a Gaeta. Nella sua opera scultorea, dedicata soprattutto a opere su commissione, Di Lollo rimane fedele all’espressionismo figurativo del periodo giovanile, non avventurandosi in quella sperimentazione che, invece, l’ha visto impegnato nell’opera pittorica e grafica.
A distanza di circa ventotto anni dalla sua ultima antologica di Ponza, Ruggiero di Lollo, sente ora il desiderio di proporre a Gaeta una grande mostra che ripercorra la sua lunghissima carriera artistica e per questo ha scelto e chiesto, confortato dal Sindaco, gli spazi della Pinacoteca comunale. Impegno faticoso e difficile che Di Lollo sta affrontando con la consueta testardaggine e determinazione ma anche con l’ansia che di solito gli procura l’organizzazione di una mostra.
In effetti, confezionare una antologica che debba sintetizzare una carriera lunga e articolata non è semplice; occorre trovare quell’equilibrio che dia i giusti pesi ai vari periodi senza appesantire l’allestimento, che dia il senso e il percorso dell’artista, che metta in risalto il metodo di lavoro anche attraverso opere apparentemente “minori” ma che sono preziose testimonianze di intuizioni, tentativi e abbozzi. Come pure importanti per una lettura approfondita è il corredo documentario all’esposizione. Auguriamo all’artista, che tanto si sta impegnando personalmente nella cura della mostra, di raggiungere questi risultati e, soprattutto, di raggiungere e emozionare il pubblico che per oltre tre mesi, da giugno a settembre, potrà ammirare centinaia di sue opere, tra pitture, grafiche e sculture, opere che occuperanno gli interi spazi espositivi della Pinacoteca.
Da parte nostra abbiamo messo a disposizione di Di Lollo tutto quanto nelle nostre competenze e possibilità, consapevoli di aggiungere un altro tassello alla ricostruzione storica dell’arte nel territorio perché riteniamo che Ruggiero Di Lollo, benché realtà a se stante nel contesto artistico locale, sia ormai un personaggio che faccia parte, di diritto, tra le eccellenze culturali contemporanee della città. Un personaggio sicuramente non comune, un uomo di montagna che si forma nella grande città ma che poi sceglie di vivere tra i colori e le suggestioni del mare, quindi nella quiete e la solitudine della collina gaetana. Un professore che interpreta le istanze del ’68 affascinando e rimanendo nel cuore di tanti studenti, che trasforma la propria casa studio in un cenacolo d’arte, che stringe amicizia con importanti personaggi della cultura italiana, che tra i suoi amici ha dei religiosi e dei gatti e tra i suoi riferimenti spirituali i santi Francesco d’Assisi e Pio da Pietrelcina. Un uomo che sotto la scorza e la testardaggine del montanaro nasconde profonda delicatezza interiore e una tenerezza da scoprire, che ha dedicato la sua vita all’arte raggiungendo, a nostro avviso, momenti di grande ispirazione, specialmente quando la ricerca e la sperimentazione hanno sollecitato le sue corde sensibili senza cedere al manierismo.
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